Stress come risposta, stimolo o transizione

La parola stress viene utilizzata frequentemente ed il suo significato viene ricondotto a degli stili e dei ritmi di vita caotici.

Per stress si intendono un insieme di fenomeni vegetativo-emotivi, cognitivi e comportamentali, i quali tendono a presentarsi in modo congiunto, nonostante ci siano delle differenze individuali e soggettive, quando un individuo è sottoposto a qualunque compito di natura adattiva.

Esistono vari tipi di stress:

  • fisici: riguardano l’esposizione prolungata a condizioni a cui l’organismo non è preparato; 
  • psicosociali: riguarda tutte quelle situazioni in cui l’esigenza alla quale rispondere viene posta dal contesto sociale, oppure viene autoimposta;
  • acuti: riguardano quegli avvenimenti improvvisi e di breve durata della vita;
  • cronici: sono tutte quelle condizioni persistenti d’intensità molto prolungata;
  • negativo: situazioni valutate dal soggetto come negative con conseguenze avvertite minacciose;
  • positivo: dove lo sforzo di adattamento, maggiore del solito, viene inteso come una sfida.

Lo stress è il risultato della relazione organismo-ambiente e l’attivazione di specifiche risposte psicofisiologiche messe in atto dall’individuo nei confronti di questi eventi. 

Pertanto lo stress, può essere percepito in tre modi: come risposta, come stimolo o come transizione. 

 

Lo stress come Risposta

Ogni cambiamento che proviene dall’ambiente esterno, produce nell’individuo un insieme di risposte fisiologiche che hanno l’obiettivo di ripristinare l’omeostasi (presenza di un equilibrio interno nell’organismo).

Paura e rabbia sono due emozioni che sollecitano due tipi di comportamenti; la prima, produce nell’individuo la reazione di scappare, la seconda di attaccare; 

Questa risposta, elicita anche delle reazioni a livello fisiologico, perché permette al soggetto di assimilare le risorse necessarie tese o all’attacco o alla fuga.

Studi precedenti avevano evidenziato che tutti gli animali, a cui veniva sottoposto uno stimolo stressante, mettevano in atto la stessa risposta indipendentemente dalle caratteristiche degli stimoli stressanti.  L’esposizione a questi stimoli produceva delle risposte fisiologiche che si evolvevano secondo la “Sindrome Generale di Adattamento” (GAS) che consiste in tre fasi: 

  • La fase di allarme: il corpo si impegna totalmente a richiamare tutte le forze e le energie per far fronte agli stimoli nel migliore dei modi. La principale reazione interna è la produzione di adrenalina con conseguente aumento del battito cardiaco Il nostro corpo percepisce una novità, ma come tale la interpreta come possibile pericolo reagendo di conseguenza.
  • La fase di resistenza o adattamento: l’organismo si adegua alle nuove circostanze e cerca di resistere finché l’elemento stressante non scompare. In questa fase di resistenza abbiamo la sovrapproduzione di cortisolo che causa un indebolimento delle difese immunitarie, e alla lunga rende molto più probabile l’attecchimento di molte malattie virali, batteriche e si pensa anche autoimmuni come l’artrite reumatoide o la sclerosi multipla.
  • La fase dell’esaurimento: quella conclusiva, assicura al corpo il riposo necessario per rimettersi completamente; in genere comincia quando l’organismo percepisce il pericolo come finito o quando le energie cominciano a venir meno.

Quando la fase di resistenza termina, si possono presentare due casi:

  • le energie non sono esaurite del tutto e la persona avverte la fase di esaurimento come un torpore benefico rilassante, con una sensibile sensazione di debolezza e lassità (come dopo una competizione o un rapporto sessuale); 
  • la fase di resistenza è durata troppo e l’esaurimento è dovuto alla completa mancanza di energie, con periodi di recupero lunghi e debilitanti (anche depressivi). Biochimicamente parlando abbiamo un calo repentino degli ormoni surrenalici (adrenalina, noradrenalina e cortisolo) e la rapida diminuzione delle riserve energetiche. 

Importante è ricordare che molte volte quando il soggetto diventa stress-dipendente, arrivando a vivere fasi di resistenza prolungatissime, può sentire la necessità impellente di utilizzare sedativi, alcool, fumo e altri mezzi per passare artificialmente alla fase di esaurimento e permettere al proprio corpo di riposarsi.

 

Lo stress come Stimolo

Lo stress, secondo la prospettiva “dello stimolo”, viene considerato come uno o più eventi di vita che producono un’attivazione psicofisiologica, che predispongono l’individuo a sviluppare una malattia.

È possibile distinguere gli eventi stressanti esterni dati dall’ambiante, ed interni, hanno una natura psicologica. 

 

Lo stress come Transizione

Questo modello si contrappone a quanto è stato esposto in precedenza, in quanto è stato osservato che gli individui non mettono in atto la stessa risposta di fronte ad uno o più stimoli. 

L’attribuzione ad un evento come minaccioso dipende dall’individuo; il soggetto valuta ed interpreta cognitivamente gli eventi che si manifestano nell’ambiente, decidendo e decretando se tale evento è minaccioso o meno.

La valutazione cognitiva è sottesa a due processi: primaria e secondaria. Durante la valutazione cognitiva primaria, l’individuo attribuisce un significato ad un evento, la gravità di un evento e gli attribuisce una connotazione (positiva o negativa all’evento).

Nella valutazione cognitiva secondaria, l’individuo ricerca la risposta più adatta da mettere in atto per fronteggiare lo stress

Da queste considerazioni, per concludere, è possibile affermare che lo stress si sviluppa nell’interazione tra la persona e l’ambiente circostante ed essendo un’amozione, dipende da come viene percepita dal singolo individuo. 


Tratto da: https://www.stateofmind.it/2020/11/stress-mente-corpo/